La Charanda
La Charanda è un distillato di succo di canna da zucchero (come i rum agricoli), e di suoi derivati.
Si ottiene dalla distillazione e rettifica (doppia distillazione) dei succhi di canna da zucchero estratti a freddo e poi fermentatii.
Viene prodotta in Messico ed è riconosciuta – unico Rum al mondo – con la Denominazione di Origine Protetta (D.O.).
La zona tipica di produzione si trova nella parte centrale dello Stato di Michoacán in Messico, in particolare nelle aree popolate di Purépecha, nelle vicinanze della città di Uruapan, su di un altopiano a 1.000 metri s.l.m. .
Le condizioni meteorologiche di questa area hanno consentito nei secoli un grande sviluppo della produzione di canna da zucchero.
La Charanda prende il nome da una catena collinare nella zona chiamata “Cerro de la Charanda“, dove si trovano immense piantagioni di canna da zucchero, create su di un suolo vulcanico rosso e ricco di minerali
Proprio in quessta area venne costruita la prima distilleria della regione.
La Charanda, illustre quanto sconosciuto distillato, è a tutti gli effetti un Rum, ma con una storia ed un disciplinare di produzione che meritano la distinzione dagli altri Rum.
E’ apprezzabile, da questo punto di vista, la scelta di molti produttori, di non riportare in etichetta la dicitura “Rum”, al fine di evidenziare l’unicità e la tipicità del prodotto.
La grande differenza tra Charanda e altri distillati di canna da zucchero è che la bevanda di Michoacan contiene un livello più elevato di zucchero, saccarosio e ferro.
Questo conferisce allo zucchero di canna maggiore intensità nel suo aroma, ed al distillato dolcezza e sapore burroso, simile alla vaniglia.
perché?
perché?
La storia
Charanda trae il suo nome dal suo luogo di origine, sull’altopiano della regione di Michoacán, in Messico.
Su questo altopiano sono state ritrovate tracce della produzione di distillato da canna da zucchero già nella prima metà del 1500.
Per questo motivo il distillato conserva un forte legame con la sua terra; nonostante questo è, ad oggi, veramente poco conosciuto.
Le popolazioni che vivevano in questa regione nell’epoca precolombiana, i Tarascan, hanno dato a questa terra il nome Charanda.
Questa parola significa “Terra Rossa”; da qui deriva anche il nome di uno degli Spirits meno conosciuti e più affascinanti del paese; un distillato di canna da zucchero con alle spalle una lunga storia.
Talmente sconosciuto che la sua sopravvivenza oggi è a rischio; ciò è dovuto al fatto che la regione è famosa soprattutto per la coltivazione di avocado (oltre l’80% della produzione messicana viene proprio da questa regione).
Questa è una delle poche aree del Messico in cui si coltivano prodotti molto redditizi quali more e fragole; questo rende la produzione di canna da zucchero, e quindi di Charanda, non molto interessante dal punto di vista economico.
In questa regione esiste inoltre un grande problema sociale e politico, legato alla violenza dei cartelli della droga, che si impossessano delle coltivazioni di avocado, rendendole la propria fonte di finanziamento; tutto questo nella totale, o quasi, indifferenza del governo messicano.
Da ciò ne consegue che, dei quasi cento produttori di Charanda di inizio secolo, oggi ne restano solo sei attivi.
La Charanda diventa una D.O. nel 2003, affiancandosi a distillati più conosciuti come Tequila, Mezcal, Bacanora, Sotol e Raicilla.
La produzione
La Charanda, per poter fregiarsi di tale denominazione, deve essere prodotta secondo il disciplinare approvato nel 2003, che cita:
La canna da zucchero deve provenire esclusivamente dal territorio dei 16 comuni abilitati: Ario, Cotija, Gabriel Zamora, Nuevo Parangaricutiro, Nuevo Urecho, Peribàn, Los Reyes, Salvador Escalante, Tacàmbaro, Tancitaro, Tangacicuaro, Taretàn, Tocumbo, Turicato, Uruapan e Ziracuarétiro.
E’ una bevanda alcolica regionale, ottenuta mediante distillazione e rettifica (doppia distillazione), con alambicco discontinuo, del succo di canna da zucchero estratto a freddo e fermentato (guarapo) o suoi derivati (melado, piloncillo o melassa); il tutto realizzato all’interno dello stabilimento.
Queste materie prime derivano dalla molitura della canna da zucchero che, in combinazione con ceppi di lievito, coltivati o meno e selezionati dallo stesso succo, effettuano la fermentazione alcolica, dalla quale, mediante trasformazioni biochimiche e successiva distillazione, generalmente effettuata con il Refrescador, si ottiene questa bevanda alcolica.
La distillazione con il Refrescador è una tecnica comune nell’area circostante: Ejutla, Oaxaca, ed è stata adottata anche da alcuni produttori di altre regioni.
Sembra simile ad un alambicco di rame, tranne per il fatto che è circondato da un cilindro in acciaio inossidabile.
Il cilindro viene riempito d’Acqua, permettendogli di raffreddare la parte superiore dell’alambicco, che funziona da condensatore.
Il cilindro, raffredda così i vapori alcolici, facendoli ricadere nella caldaia, per poi venire nuovamente riscaldati e lasciare l’alambicco attraverso la serpentina di condensazione.
Questo metodo di distillazione consente essenzialmente due distillazioni durante un unico passaggio nell’alambicco discontinuo.
La Charanda è un liquido incolore; ambrato se maturato in contenitori di rovere o legno di quercia.
In ogni classe di Charanda è possibile l’aggiunta di zucchero, espresso in zucchero invertito o caramello, glicerina e di estratto di rovere, fino ad un massimo di 11 grammi per litro (1,1%).
E’ inoltre possibile la diluizione con Acqua, al fine di raggiungere la gradazione alcolica atta per la messa in commercio.
La gradazione alcolica della Charanda D.O. , secondo il disciplinare, deve essere compresa tra 35° e 55°.
Il tenore di esteri può variare da 2 a 200 mg./lt. , mentre il tenore totale di alcoli superiori si attesta tra 20 e 500 mg./lt. ; il tenore massimo di metanolo permesso ammonta a 300 mg./lt.
Alcuni di questi prodotti, quali la Real Charanda de Uruapan vengono colorati di azzurro prima dell’imbottigliamento, generalmente grazie ad un processo di macerazione di prodotti naturali.
L’etichettatura deve riportare, tra le altre, le seguenti informazioni:
- la dicitura Charanda
- la categoria di appartenenza tra le quattro elencate nel disciplinare;
- il contenuto di Alcol e il volume della bottiglia;
- i dati del produttore;
- la dicitura “Hecho en Mexico” o similari;
- la dicitura “Envasado de origen” o similari;
- il contrassegno ufficiale, conforme alla normativa messicana.
La Charanda è disponibile in molti marchi, come qualsiasi altro spirito distillato; alcuni dei più popolari sono:
Tres Extra;
El Tarasco (tre varietà: Blanco, Reposado e Añejo-Premium);
Uruapan (tre varietà: Blanco, Plata-Premium e Real de Uruapan-Premium).
El Tarasco è un blend di Rum invecchiati tra i 18 e i 24 mesi in botti ex-Whiskey americano ed ex-Sherry.
El Tarasco Gran Reserva Charanda è estremamente morbido, con note dolci di vaniglia e liquirizia, mentre il finale è piacevolmente piccante.
La classificazione
La Charanda si può etichettare seguendo quattro classificazioni.
Blanco: prodotto della distillazione, senza alcun passaggio in botte;
Dorado (o Ouro): risultato del blend tra Charanda blanco e Charanda anejo;
Reposado: invecchiata per un minimo di due mesi in botti di rovere;
Añejo: nvecchiata per un minimo di 12 mesi in recipienti di rovere.
La degustazione
Il modo più diffuso di bere questo Spirit in Messico è liscio, a temperatura ambiente, eventualmente con Ghiaccio.
Non è per niente facile reperirla al di fuori del Messico, ma se succede…
La Charanda, nonostante il suo carattere “ruspante”, è facile da miscelare per la creazione di Cocktails, ed il suo utilizzo è lo stesso del Rum.
Nel caso della miscelazione, andrebbero evidenziate le caratteristiche che la rendono unica:
- la mineralità,
- l’aroma della materia prima,
- il suo carattere stimolante.