Edoardo Barman A.I.B.E.S.
Considerazioni sul Cocktail
Considerazioni sul Cocktail

Considerazioni sul Cocktail

Considerazioni sul Cocktail

Un Cocktail ben realizzato è sempre un piacere
Ph. Ekrulila – Pexels

Uno dei primi scritti in cui viene data una definizione di Cocktail risale al lontano 1806 e cita (tradotto dall’inglese):

mentre la prima guida, sempre suil bere miscelato, viene pubblicata nel 1862, sempre negli Stati Uniti, a cura del “professore” Jerry Thomas.

Per avere una lista dei Cocktails più famosi, dovremo aspettare il 1961, quando la neo-costituita I.B.A. provvede, suddividendoli in quattro categorie:

  • Pre-dinner;
  • After-dinner;
  • Long drink;
  • Most popular.

Una definizione più recente e descrittiva ce la fornisce l’enciclopedia Treccani:

Bevanda alcolica costituita in genere da una miscela di Vermut o Vini da dessert, a volte anche di Champagne, oppure Succhi di frutta, con Liquori forti, dolci oppure secchi (Whisky, Gin, Cognac, Vodka, ecc.), talora con l’aggiunta di aromi o Liquori amari, preparata in proporzioni assai variabili al momento dell’uso e sbattuta o mescolata, per lo più con Ghiaccio in frantumi, in un recipiente chiuso detto shaker o in apposito bicchiere“.

Una definizione più moderna e calzante ce la fornisce ai nostri giorni Wikipedia:

Il colore rapisce…..
Foto: Anhony Leong – Pexels

In tema di considerazioni sul Cocktail, parliamoci chiaro, non è niente di indispensabile: è uno sfizio, accessibile ma costoso, che diventa appagante anche grazie al proprio essere voluttuario; ma la migliore sensazione che un Drink miscelato può dare, deriva dal gusto.

Un Cocktail ben realizzato è certamente una gioia per il palato. Ma per essere tale, quali caratteristiche deve avere?

Diciamo allora che le regole del Bar sono all’incirca le stesse che valgono per la cucina; quindi un buon Cocktail deve:

  • appagare la vista;
  • avere un profumo gradevole;
  • avere una consistenza piacevole;
  • avere un sapore buono e stimolante;
  • lasciare un buon sapore al palato.

Quindi, sempre nell’ottica delle Considerazioni sul Cocktail, se tutte queste esigenze devono essere soddisfatte dal Barman, anche il cliente deve fare la sua parte, chiedendo al barman qualcosa che sia in linea con il momento e con i propri gusti personali.

Meglio quindi dimostrare la propria inesperienza e lasciarsi consigliare, piuttosto che ordinare a colpo sicuro qualcosa che non si conosce, oppure qualcosa di giusto al momento sbagliato (esempio. un aperitìivo chiesto al dopocena o viceversa).

Detto questo, il mondo del bere miscelato ha visto con l’arrivo del nuovo millennio, una serie di sofisticazioni incredibili, per cui non si utilizzava più un Distillato che non fosse stato infuso con un vegetale esotico, o con una serie di spezie, che in genere non facevano altro che creare confusione, oltre ad alterare l’equilibrio di prodotti ottenuti con anni di sperimentazione e di affinamenti.

Il Dry Martini. Nessuno come lui
Foto: Damir Mijailovic – Pexels

Lo stesso vale a maggior ragione nel caso dei Vermouth, prodotti complessi, dalla produzione elaborata, il cui bilanciamento fra gli ingredienti ha richiesto anni di tentativi, sono stati anch’essi infusi da barman crudeli con frutta, verdure e spezie di ogni tipo, bucce semi e non so cos’altro.

Lascio a voi immaginare il risultato della miscelazione di vari elementi precedentemente modificati non sempre con criterio: nel migliore dei casi, un qualcosa in cui non si riconosce più alcun sapore.

Il “progresso” nel campo della miscelazione è stato perseguito per anni senza esclusione di colpi; anni nei quali, il menù di certi Cocktail bars più inclini alla sperimentazione creava confusione e richiedeva una concentrazione pari alla lettura di un trattato scientifico.

Poi, fortunatamente, qualcosa è cambiato e si è ritornati alla semplicità, ai classici, ai Twist on classic, agli ingredienti non alterati; ho assistito alla conferenza di una delle massime autorità italiane del settore, poco prima della “pandemia”, il quale affermava che, dopo anni di infusioni, di shrub, di schiume, di osmosi inverse, per poter andare avanti, il settore è dovuto tornare indietro.

Lamentabilmente, questo ritorno alle origini, che non aveva limitato la creatività dei barman, ma aveva unicamente segnato dei confini, ha cominciato a vacillare e la voglia di proporre sempre qualcosa di nuovo e diverso da parte dei vari mixologist ha preso di nuovo il sopravvento.

Via di nuovo quindi a schiume di ogni tipo, a sciroppi di qualunque cosa, ad osmosi inverse, fat-washing che, alla fine dei conti e per quanto riguarda la mia esperienza, hanno prodotto in genere risultati dimenticabili.

Ho avuto il piacere di visitare Cocktail bars di livello in Italia ed all’estero, compresi locali inseriti nella classifica 50 world’s best bar e posso tranquillamente affermare che le soddisfazioni maggiori le ho avute con dei drinks “classici” oppure con dei “Twist” eseguiti alla perfezione.

Punti di vista; considerazioni sul Cocktail….

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