Edoardo Barman A.I.B.E.S.
1930 secret bar Milano: un vero speakeasy
1930 secret bar Milano: un vero speakeasy

1930 secret bar Milano: un vero speakeasy

1930 secret bar Milano: un vero speakeasy
Vista della main-room dal banco bar
Foto: Autore sconosciuto

Esiste ancora la “Milano da bere”?

Non sono in grado di rispondere a questa domanda; di certo, la capitale lombarda nel week-end è vitale come poche città italiane riescono ancora ad essere.

La quantità di offerta dei locali milanesi è enorme e comprende di tutto, di tutti i tipi, per tutte le età e per tutte le tasche (o quasi).

I locali cambiano “pelle” sempre più spesso, cercando di stare al passo con i trend del momento e, al di là dell’apparenza, si riesce anche a trovare qualità nel prodotto e nel servizio.

In questo panorama, nel 2013 si è inserita una realtà, quella appunto del 1930 secret bar Milano, un vero speakeasy, veramente esclusivo.

E non sto parlando di prezzi, ma del fatto che non tutti, anche se disposti a pagare cifre importanti, possono accedervi.

Certo, non ci si possono aspettare prezzi particolarmente contenuti, trattandosi di locali milanesi ed essendo il locale nella classifica 2023 di The World’s 50 Best Bars alla posizione n. 35 (si, ha perso qualche posizione, nel 2021 si trovava al 20° posto).

Il web fornisce qualche informazione su come fere per potervi accedere, consigliando di frequentare il Mag Cafè Pusterla per poter essere invitati.

Grazie ad un amico che conosce la nightlife milanese, e non per sentito dire, è arrivata l’agognata prenotazione: dalle 22,30 alle 24,00 di sabato 13 maggio 2023, per 4 persone. Arriviamo puntuali all’indirizzo e ci ritroviamo in una minuscola caffetteria bohemienne, senza macchina del Caffè e con cassette di limoni e di mele e barattoli di spezie in vista, con un ragazzo dietro al bancone.

Pronunciamo la parola magica, ma non è sufficiente: ci viene chiesto chi ci ha fatto la prenotazione, il come, il quando ed il perché… la cosa potrebbe risultare alquanto indisponente, ma stiamo al gioco.

Finalmente il ragazzo apre uno sportellino, che si affaccia sul bar e ci annuncia; dopo un po’ compare una ragazza che ci invita ad entrare attraverso una stretta porticina a due ante, delle quale ne apre solo una; quindi mettetevi in forma prima di venirci.

Una volta entrati, vediamo finalmente “la luce”: un bel banco bar nei caldi colori del legno, molto rifornito di bottiglie ma piccolo e con pochi sgabelli; rivestimenti delle pareti a larghe bande verticali, specchi e suppellettili vintage.

Banco bar del 1930 secret bar Milano: un vero speakeasy
Vista frontale del banco bar
Foto: Autore sconosciuto

Veniamo accompagnati al nostro tavolo, nella smoking-room posta al piano inferiore, dove pareti e soffitto a volte sono di mattoni a vista, consumati dal tempo.

La luce è soffusa e la gente conversa amabilmente, senza fare troppo rumore; probabilmente i più rumorosi siamo noi…

Nelle grandi nicchie perimetrali, bottiglie di Liquori e Distillati dal mondo, tavoli e sedie imbottite, sempre in legno scuro.

Il ricambio d’aria è ottimo e riesce a rendere piacevole la permanenza in un luogo ristretto ed interrato; la musica, diffusa con garbo, è principalmente greca tradizionale.

Arriva Dimitri, un ragazzo in gilet che ci sa fare con le persone; si presenta, spiega brevemente la filosofia del locale e ci consegna i menu, che comprendono in totale una decina di Cocktails.

Sono tutte loro creazioni, tutti originali e piuttosto complessi, alcuni fatti per stupire; peccato non vengano distinti i Cocktails aperitivi dai dopocena, dagli anytime.

Dopo il menù ispirato all’Asia, come spiega Dimitri, c’è stato quello dedicato all’America Latina e quello sull’Africa; ora il locale è tornato ad ispirarsi alla vecchia Europa.

Il primo giro di drink lo facciamo scegliendo tra questi, ordinando un Pulcinella, una sorta di pastiera napoletana liquida, realizzata con Gin infuso nei canditi ed altri ingredienti del sontuoso dessert partenopeo, dolce come non poteva essere altrimenti, ma buono e ben realizzato.

Per qualcuno la scelta è andata ad una variante dell’Americano, con polvere di assenzio, per altri su un drink a base di Whisky e montone (!).

Tutti buoni e ben fatti, prersentati senza tanti fronzoli, come ora piace tanto al grande pubblico.

L’unico appunto è che i bicchieri sono poco capienti e l’enorme cubo di Ghiaccio, trasparente e personalizzato, presente in ogni bicchiere, lascia ben poco spazio per il Cocktail.

Per il secondo giro chiediamo l’accompagnamento di un “side”, due tartare burger, buoni, ed un panino con barbabietola ed un formaggio tenero.

Ma con i side questa volta chiediamo dei drinks classici, o meglio, chiediamo loro di stupirci con due diverse versioni del Martini Cocktail, otre ad un Tommy’s Margarita ed un Illegal.

Il risultato non è stato all’altezza delle aspettative: Margarita ed Illegal erano carenti nella parte acida, in particolare si sentiva la mancanza del lime appena spremuto, mentre un Martini, presentato in un bellissimo calice vintage, risultava canonico e con un Gin poco espressivo.

L’altra versione era in realtà un Vesper: praticamente un compitino che, ovviamente, non ci ha stupiti.

Dettaglio della smoking-room, sita al piano inferiore
Foto: Autore sconosciuto

Niente che non si potesse bere, intendiamoci, ma da un locale così blasonato tra i locali milanesi, era lecito aspettarsi qualcosa di più.

La serata scorre allegra e, a mezzanotte in punto, il solerte Dimitri ci fa presente che è ora di liberare il tavolo e noi prontamente provvediamo.

Passiamo alla cassa, vicino all’ingresso/uscita e torniamo in strada a recuperare l’auto al vicino parcheggio che, in proporzione, risulta molto più costoso del 1930 secret bar Milano.

In sintesi, un piacevole dopocena; sono comunque certo che se avessimo avuto la possibilità di sedere al banco bar, l’esperienza sarebbe stata di maggiore soddisfazione.

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